L’orso: conoscerlo per proteggerlo e proteggersi

Gli orsi sono ampiamente distribuiti in tutto il mondo; almeno una delle otto specie di orso attualmente esiste in Asia, Europa, Nord e Sud America e nell’Artico. Estinti in Africa diversi milioni di anni fa, Australia e Antartide sono gli unici continenti in cui gli orsi non sono mai esistiti in quanto l’orso koala dell’Australia è un marsupiale e non un vero orso.

Gli orsi occupano un’ampia varietà di habitat, tra cui foreste tropicali, calotte polari, paludi, tundra arida, giungle di bambù, prati alpini e foreste di conifere e latifoglie, coprendo un territorio che spazia dal livello del mare fino a circa 6100 metri slm.

Distribuzione in Italia

In Italia spesso si fa riferimento a due sottospecie distinte: l’orso bruno europeo (Ursus arctos arctos) e l’orso marsicano (Ursus arctos marsicanus). Il primo è presente sulle Alpi orientali con due popolazioni, localizzate nel Trentino occidentale e nel Friuli orientale in prossimità della Slovenia, complessivamente con almeno un centinaio esemplari, in aumento numerico e in espansione geografica. Il secondo è presente sull’Appennino centrale, con una popolazione complessiva di 55-85 esemplari (di cui 45 – 69 nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise). 

Caratteristiche e comportamento

Con un peso che può variare dai 100 ai 700kg, l’orso è un animale imponente e massiccio. Ad indole prettamente solitaria e attitudine crepuscolare, pur avendo una vista mediocre, è dotato di un olfatto e udito molto sviluppati. La loro forza fisica è enorme e possono correre a velocità fino a 65 km/h su terreno irregolare. Sebbene alcune specie di orsi pratichino un’alimentazione specializzata in risposta al loro habitat, tutti gli orsi sono onnivori e conservano la capacità di nutrirsi di una varietà di tipi di cibo, tra cui vegetazione, insetti, pesce e carne. Tutti gli orsi sono potenzialmente pericolosi, ma dalle indagini relative agli incidenti finora documentati risulta che le madri con cuccioli, pur facendo parte del 20% della popolazione degli orsi, sono responsabili dell’80% degli attacchi alle persone. Durante un’escursione la presenza dell’orso, può essere testimoniata da numerose tracce quali orme, graffi sugli alberi, escrementi o resti di pasti che indicano il suo passaggio.  I segnali di avvertimento che un esemplare può essere irritato includono: la tendenza ad alzarsi in piedi, ringhiare, sbadigliare o oscillare la testa.

Prevenzione di un incontro ravvicinato

Le seguenti azioni possono ridurre significativamente le possibilità di avere un incontro ravvicinato con un orso:

  1. Evitare di accamparsi in campeggi dove sono presenti molti rifiuti alimentari e utilizzare un adeguato sistema  di conservazione del cibo.
  2. Ridurre gli odori alimentari cercando di cucinare e mangiare in un luogo distante almeno 90 metri dalla zona notte. Non dormire con gli abiti indossati per cucinare e mangiare.
  3. Non lasciare immondizia o cibo sepolto/versato nel terreno del campeggio per non causare problemi ai futuri frequentatori di quel sito.
  4. Cercare di viaggiare in gruppo e fare rumore in modo che l’orso sappia che ci sono persone. È sufficiente una normale conversazione in modo da evitare di cogliere di sorpresa un orso qualora si trovi a distanza ravvicinata. Il volume della voce potrebbe dover essere in qualche modo amplificato mentre si viaggia lungo un ruscello rumoroso o un crinale ventoso. 
  5. Rimanere in costante allerta se si transita in un habitat frequentato dagli orsi, tenendo in considerazione che il terreno e l’ambiente possono ostacolare la propria capacità di vedere un orso, ma altresì la capacità di un orso di rilevare un essere umano con la vista, l’olfatto o il suono. Evitare macchie di frutti di bosco maturi e ruscelli ricchi di pesci. Uno stormo di corvi può indicare carogne e la presenza di orsi che si nutrono.
  6. Usare sempre il buon senso per evitare una situazione potenzialmente pericolosa: se si vedono segni di un potenziale recente passaggio di un orso, come tracce, escrementi, graffi di alberi, o carcasse, considerare che un orso possa essere nelle vicinanze e optare per un percorso alternativo.
  7. Se l’orso viene individuato, ritirarsi lentamente e in silenzio al sicuro; prendere in considerazione l’idea di interrompere l’escursione o di prendere un percorso alternativo. Non avvicinarsi mai troppo agli orsi o ad altri animali selvatici per una migliore visione o fotografia.

Prevenzione di un attacco durante un incontro ravvicinato

Il modo migliore per evitare un attacco da parte di un orso consiste nell’evitare di trovarsi in una situazione di incontro ravvicinato. Nel caso questo avvenga, nonostante le misure preventive messe in atto, possono essere utili i seguenti comportamenti:

  1. Consentire all’orso di capire di essere un umano e non una preda. Allontanarsi da qualsiasi ostruzione visiva per consentire all’orso una visione completa. Qualsiasi tentativo di nascondersi a questo punto confonderà solo l’orso, che potrebbe avvicinarsi per un’identificazione, creando così un incontro a una distanza ancora più ravvicinata. 
  2. Anche se mantenere la calma è difficile, non fare movimenti improvvisi o urlare poiché l’orso può considerare questa azione come aggressiva e rispondere con altrettanta aggressività.
  3. Non fissare direttamente l’orso, ma guardare di lato o mettersi di lato rispetto all’orso. Questa postura comunica che si è disposti a difendersi, e può prevenire ulteriori comportamenti aggressivi.
  4. Non prendere in considerazione l’idea di arrampicarsi su un albero o di scappare. È impossibile correre più veloce di un orso e la corsa può impedire all’orso di identificare correttamente un essere umano e può innescare un attacco. 

In conclusione, la migliore difesa consigliata dalla letteratura durante un incontro ravvicinato con un orso è quella di stare in piedi in silenzio, con atteggiamento non aggressivo, e consentire all’orso l’identificazione come specie umana e non preda.

Nel prossimo articolo seguirà un approfondimento su come comportarsi in caso di attacco per ridurre l’entità e gravità delle lesioni e il successivo management clinico.

Sarah Bertozzi, RN, MSN

Bibliografia

Auerbach PS, Cushing TA, Stuart Harris N. Auerbach’s Wilderness Medicine. 7th  Edition. Elsevier

Johnson C, Anderson S, Dallimore J, Imray C, Winser S, Moore J, Warrel D. Oxford Handbook of Expedition and Wilderness Medicine. 2nd Edition. Oxford University Press

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