Incontro con l’orso: auto-protezione e gestione delle lesioni

Se attaccata da un orso, una vittima può adottare diverse misure importanti per ridurre al minimo le lesioni. Le azioni intraprese immediatamente prima, durante e dopo un attacco influenzeranno molto probabilmente il tipo e la gravità delle lesioni.

Quando interagiscono con altri della loro specie, gli orsi  sono orientati alla testa, cercando di rimuovere quello che percepiscono come minaccioso, e di solito dirigono la loro aggressività verso gli umani nello stesso modo, verso la testa e il collo. Pertanto, le regole generali da seguire durante un attacco sono quelle di “aiutare” l’orso a rimuovere la minaccia percepita e di proteggere le parti vitali del corpo, come segue:

  1. Non correre, non cercare di arrampicarsi sugli alberi, combattere o urlare.
  2. Entro una distanza di 9 metri, può essere utilizzato uno spray al peperoncino diretto agli occhi.
  3. Se il tentativo di allontanamento con spray fallisse, o questo non fosse disponibile, abbassarsi a terra e proteggere la testa e il collo intrecciando le mani dietro la testa (all’altezza delle orecchie) flettendo la testa in avanti, sia in posizione fetale che a terra a faccia in giù. Usare i gomiti per coprire il viso se si viene girati dall’orso.
  4. Non tendere gli arti per parare l’attacco. Gli orsi possono facilmente causare lesioni significative a queste strutture.
  5. Non cercare mai di guardare l’orso durante un attacco perché potrebbe esporre a gravi lesioni facciali.
  6. Dopo l’attacco, restare giù finché non si è sicuri che l’orso abbia completamente lasciato l’area. Questo è estremamente importante. Le vittime che si sono alzate prima che l’orso se ne andasse dopo il primo attacco generalmente hanno ricevuto ferite più gravi durante il secondo attacco.
  7. Quando si ritiene che l’orso abbia lasciato l’area, guardarsi intorno muovendosi il meno possibile, provare a determinare da che parte è andato l’orso, valutare le opzioni e poi lasciare l’area.

In una situazione di incontro ravvicinato, le vittime di un attacco che si sono immediatamente protette e non hanno cercato di resistere in genere hanno ricevuto ferite lievi. Le vittime che hanno cercato di correre o combattere l’orso e quelle che se ne sono andate dopo l’attacco iniziale ma prima che l’orso avesse lasciato l’area in genere hanno subito lesioni più gravi che hanno richiesto più interventi chirurgici, con conseguenti disabilità estetiche o funzionali permanenti.

Tipologie di lesioni inflitte dagli orsi

Le lesioni inflitte dall’orso vanno da quelle minori, trattate in regime ambulatoriale, a quelle complesse, che richiedono il ricovero in ospedale e l’intervento chirurgico, con conseguenti significative disabilità estetiche e funzionali.

Il carattere di tali lesioni è determinato in parte dalle tre fonti principali: denti, artigli e zampe. I denti degli orsi, in particolare i canini, sono grandi e robusti. Sebbene i denti non siano particolarmente affilati, la potenza dei muscoli della mandibola permette ai denti di penetrare in profondità nei tessuti molli e fratturare con facilità le ossa facciali e le ossa della mano e dell’avambraccio. In questo caso il trauma deriva tipicamente da forature, con forze di taglio, lacerazioni e schiacciamento. Gli artigli sono un’altra importante fonte di traumi. Le spalle dell’orso forniscono la forza e la velocità che consentono agli artigli una manovra di raschiamento in grado di causare danni significativi ai tessuti molli con conseguenti squarci profondi e paralleli. La zampa dell’orso è in grado di erogare una forza potente, provocando un significativo trauma contusivo, in particolare ai distretti di testa, collo, torace e alla cavità addominale (sede di potenziale rottura di organi solidi). Pertanto, le vittime di attacchi di orsi dovrebbero essere tutte valutate per trauma contusivo chiuso.

Gestione delle lesioni

Le specifiche del trattamento iniziale delle lesioni sono determinate dall’attrezzatura sanitaria disponibile immediatamente e dal luogo in cui il paziente viene approcciato per la prima volta. La stabilizzazione del paziente secondo l’approccio ABCDE, preceduto dal controllo delle emorragie massive, rimane l’obiettivo primario. Tutte le vittime di attacchi di orsi dovrebbero essere considerate con traumi gravi e trasportate nella struttura più appropriata dopo la stabilizzazione. Le lesioni inflitte dall’orso sono spesso occulte, producendo un maggiore coinvolgimento delle strutture profonde e necrosi dei tessuti rispetto a quanto inizialmente previsto. Sono comuni lesioni interne da penetrazione diretta (artigli, denti) o traumi contusivi. Le lesioni neuro-vascolari devono essere considerate in caso di traumi delle estremità e lesioni neurosensoriali ed estetiche sono comuni in caso di trauma facciale. Non ci sono evidenze che le vittime di un attacco di un orso sviluppino complicanze settiche rare o insolite dovute a patogeni sconosciuti, per cui l’uso di antibiotici subito dopo la lesione, ma prima dell’evidenza clinica di infezione, è guidato dalla valutazione del rischio. Tuttavia, il trauma contusivo, le lesioni profonde e le forze di lacerazione tipiche degli attacchi dell’orso creano un’ischemia e una necrosi tissutale significative che potrebbero non essere evidenti all’esame iniziale. Un adeguato sbrigliamento e pulizia della ferita risultano essere fondamentali per ridurre il tasso di infezione e potenziali danni secondari.

Sarah Bertozzi, RN, MSN

Bibliografia

Auerbach PS, Cushing TA, Stuart Harris N. Auerbach’s Wilderness Medicine. 7th  Edition. Elsevier

Johnson C, Anderson S, Dallimore J, Imray C, Winser S, Moore J, Warrel D. Oxford Handbook of Expedition and Wilderness Medicine. 2nd Edition. Oxford University Press

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