Ogni autunno e primavera, centinaia di persone perlustrano i boschi alla ricerca di funghi prelibati conosciuti e di nuovi mai provati. Quelli che chiamiamo funghi sono il frutto di una vegetazione, costituita da una serie di filamenti (ife) presenti nel terreno, sotto le cortecce degli alberi, nel bosco o in altri ambienti. I funghi commestibili sono macrofunghi gustosi con corpi fruttiferi e miceli, sia spontanei sia coltivati.
Attualmente sono descritte più di 40.000 specie di macrofunghi, con qualche migliaio di nuove aggiunte ogni anno e solo 100 specie risultano essere tossiche per l’uomo.
I funghi sono in gran parte saprofiti (cioè crescono su materia vegetale in decomposizione), coinvolti nella decomposizione di materiali organici morti o in fase di decomposizione, solitamente legno. Possono anche essere parassiti (cioè vivere su un altro organismo vivente, ferendo l’ospite) o simbiotici (cioè vivere insieme a ogni beneficio). Alcuni di essi emergono solo dopo significativi cambiamenti ambientali, come la grande quantità di spugnole che si possono trovare dove si è recentemente verificato un incendio boschivo.

Quando un fungo emerge dal terreno, è coperto da una membrana o da un velo. Man mano che il fungo cresce, la membrana si rompe, lasciando segni residui noti come verruche sul cappello del fungo. Queste verruche possono rimanere saldamente attaccate al fungo o possono rimanere solo macchie residue, a seconda della specie di fungo e delle condizioni ambientali. Il cappello emergente assume una forma coerente con la specie specifica, da cilindrica a convessa a imbutiforme.
Le lamelle che possono essere situate sotto il cappello contengono i corpi produttori di spore. Alcune lamelle sono ricoperte da una seconda membrana o velo parziale, che in seguito si stacca per formare un anello a metà del gambo del fungo. Le lamelle possono essere attaccate saldamente al gambo, a volte scendendo lungo il gambo, o solo al cappello stesso. L’attaccamento delle lamelle è un importante aiuto per l’identificazione di alcuni funghi velenosi, come ad esempio l’Amanita Phalloides.
Il gambo inizia dal cappello e termina sottoterra o in una coppa (volva). Volve al livello del suolo o appena al di sotto sono spesso osservate nelle specie velenose.
Il gambo si trova generalmente al centro del cappello e può o meno essere affusolato. Il gambo di molte specie velenose si allarga sotto il cappello, terminando con un bulbo. Le spore sono prodotte da corpi sporigeni sulle branchie ed espulse nell’aria dopo la loro maturazione.
Tossicità da funghi
L’effettiva incidenza annuale di intossicazione da funghi non è completamente definita, poiché fortemente dipendente dall’ecologia locale e dalle tradizioni gastronomiche, ma si ritiene che sia sotto-diagnosticata o sottostimata.
Un discreto numero di intossicazioni non è dovuto all’ingestione di funghi velenosi, ma piuttosto ad un uso non corretto di questi. Spesso, infatti, vengono mangiati senza un’adeguata cottura, in cattivo stato di conservazione, in fase troppo avanzata di maturazione (decomposizione) o in eccessiva quantità.
La distinzione tra funghi commestibili e non tossici presume una conoscenza delle loro caratteristiche botaniche, diverse per ogni singola specie.
Un importante fattore di rischio risiede nel fatto che vi sono anche notevoli somiglianze tra funghi commestibili e velenosi che possono indurre chi li raccoglie in pericolosi errori: solo l’identificazione fatta da esperti può dare certezza sulla loro commestibilità. Il servizio di controllo da parte di un micologo è in genere disponibile presso l’ASL di zona ed è gratuito.
Le principali sindromi da intossicazione sono suddivise in sindromi a lunga insorgenza ed a breve insorgenza. Tra quelle a lunga insorgenza si ricordano: s.falloidea, s.orellanica, s.giromitrica.
Tra quelle a breve insorgenza più severe ricordiamo: s.panterinica, s.muscarinica, s.paxillica, s.allucinogena e s.coprinica.
Nei prossimi articoli seguiranno approfondimenti su quali specie di funghi le causano, come riconoscerli, quali effetti tossici causano e come vengono gestiti dal punto di vista clinico-assistenziale.
Sarah Bertozzi, RN, MSN
Bibliografia
Auerbach PS, Cushing TA, Stuart Harris N. Auerbach’s Wildeness Medicine. 7th Edition. Elsevier
Johnson C, Anderson S, Dallimore J, Imray C, Winser S, Moore J, Warrel D. Oxford Handbook of Expedition and Wilderness Medicine. 2nd Edition. Oxford University Press
