Soccorso a persona travolta da valanga: Fasi e Strategie

Il soccorso a una persona travolta da una valanga rappresenta una sfida complessa che richiede rapidità, coordinazione e conoscenze specifiche in ambito medico e tecnico. Il successo del soccorso dipende in gran parte dalla tempestività dell’intervento e dall’applicazione corretta dei protocolli di gestione avanzata del paziente ipotermico e traumatizzato.

Le statistiche mostrano che circa il 90% dei travolti da valanga sopravvive nei primi 15 minuti, ma questa percentuale cala drasticamente con l’aumentare del tempo di seppellimento. Dopo 30 minuti, il tasso di sopravvivenza scende al 50%, e dopo 60 minuti si stabilizza intorno al 30%. La principale causa di decesso è l’asfissia, seguita dai traumi e, nei casi prolungati, dall’ipotermia.

Negli ultimi 40 anni, in Italia si sono registrati circa 1.750 incidenti valanghivi con il coinvolgimento di 3.500 persone: il 56% è rimasto illeso, il 23% ha riportato ferite e il 21% è deceduto. A livello alpino, solo nella stagione 2021-2022 sono state registrate 50 vittime di valanghe, di cui 8 in Italia.

Il primo obiettivo del soccorso in valanga è localizzare rapidamente la vittima. Gli strumenti principali per questa fase includono:

  • ARVA (Apparecchio di Ricerca dei Travolti in Valanga): utilizzato per identificare la posizione della persona sepolta.
  • Sonde da valanga: impiegate per determinare la profondità e la posizione esatta.
  • Unità cinofile: fondamentali in scenari complessi per un rapido ritrovamento della vittima.

Dopo aver individuato il travolto, il disseppellimento deve essere eseguito con attenzione per evitare ulteriori traumi. È essenziale liberare prima la testa, per garantire una pervietà delle vie aeree.

Appena la testa del paziente viene esposta, il personale sanitario deve:

  • Valutare la presenza di lesioni incompatibili con la vita.
  • Controllare la pervietà delle vie aeree, cercando la presenza di una “sacca d’aria”.
  • Determinare il tempo di seppellimento, cruciale per le decisioni terapeutiche.
  • Identificare segni di arresto cardiocircolatorio e ipotermia.

La gestione medica segue le linee guida internazionali, considerando tre principali condizioni: ipotermia, asfissia e trauma.

Ipotermia

L’ipotermia è comune nei travolti da valanga e richiede un trattamento mirato:

  • Se il paziente è vigile e non presenta arresto cardiocircolatorio, va riscaldato passivamente con coperte e sacchi termici.
  • Se il paziente è in ipotermia moderata o grave (T <30°C), sono necessari riscaldamento attivo, monitoraggio elettrocardiografico e, se indicato, ECMO per la rianimazione extracorporea.
Asfissia e gestione delle vie aeree

L’asfissia è la causa principale di morte nelle prime fasi del seppellimento. Se la vittima non respira:

  • Iniziare ventilazioni assistite con ossigeno.
  • Se necessario, procedere con intubazione tracheale.
  • Se la durata del seppellimento è < 35 minuti e non ci sono segni di ipotermia grave, iniziare la rianimazione cardiopolmonare (RCP).
Traumi

Circa il 20-25% delle vittime di valanga subisce traumi gravi, in particolare al cranio, alla colonna vertebrale e agli arti. L’immobilizzazione precoce con collare cervicale e presidi adeguati è essenziale per prevenire ulteriori danni.

Una volta stabilizzato, il paziente deve essere trasportato con il supporto adeguato:

  • Pazienti ipotermici gravi: destinazione a centri con ECMO disponibile.
  • Pazienti con traumi significativi: gestione presso trauma center.
  • Pazienti in arresto cardiaco prolungato: valutazione caso per caso secondo i protocolli di rianimazione avanzata.

L’intervento tempestivo, il coordinamento con le squadre di soccorso e la gestione avanzata del paziente sono determinanti per la sopravvivenza. Il personale sanitario coinvolto deve avere una formazione specifica sulle linee guida internazionali, come quelle della Wilderness Medical Society, dell’Extracorporeal Life Support Organization e dell’ICAR MedCom, per ottimizzare le cure in questi scenari estremi.

Sarah Bertozzi, RN, MSN

Bibliografia

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